Ciao performer, come stai? Incriccat* anche tu per il freddo? Oggi pochi pramboli, iniziamo subito, da QUI:
"In order to fly, first you must be willing to let go"
Christopher Harrison,
ovvero il fondatore di AntiGravity® , una disciplina fusion – adatta anche i non performer (ma di questo ne parleremo poi con calma).
Vuoi volare anche tu? Vuoi dare corpo alla tua creatività e liberare la tua espressione? La bella notizia è che puoi farlo, a patto che decida di lasciare andare ciò che non ti serve. QUINDI, per tornare a noi: complice il mese di dicembre, che ci obbliga a fare i conti col bilancio dell’anno che è andato, entriamo nel sodo dell’articolo in cui ti racconto la prima volta che ho lasciato andare!
p.s questa creatura in volo è Paola Miretta, la mia insegnante di Antigravity (per chi fosse di Piacenza: fatevi un salto alla Fitness Boutique, la palestra di Paola)
Quando l’Universo mi ha messo al tappeto (ahia!)
Milano, luglio 2008, la pezza avanza sotto le ascelle. Dopo un anno trascorso tra scuola, palco scenico, ristorante e notti brave (eh, sì, perché altrimenti che gioventù sarebbe stata?), bollette da pagare, congiuntiviti e traslochi, desideravo solo fermarmi. Lo desideravo dal profondo, ma ero troppo giovane per ascoltare i miei bisogni: volevo solo “fare, fare, fare”. Tutta l’adrenalina che mi circolava nel corpo, di certo, non mi aiutava a rallentare (nella mia testa c’era spazio solo per “fare”, “fare”, “fare”) . E il mondo in cui lavoravo ci spremeva senza sosta raccontandoci un sacco di chiacchiere sulla strada che avremmo fatto, i soldi che avremmo guadagnato e il prestigio che avremmo ottenuto. Per fortuna ci ha pensato l’Universo ad aiutarmi e mi ha messo al tappeto (letteralmente)
Il tappeto era (in realtà) un tappeto elastico
Dissero i medici che dovevo operarmi, dissero, perché il mio legamento crociato anteriore si era rotto e bisognava ricostruirlo (il che significa – per chi non lo sapesse – che avevo perso l’uso del ginocchio e della gamba sinistra). Niente lavoro, niente progetti per il futuro (questo mastodontico stress della nostra generazione). Ero ferma, ero fuori dai giochi (almeno per un po’) e mentre bestemmiavo duro CREDENDO CON LA TESTA che la mia vita fosse finita e che sarei morta di schifo, non mi stavo accorgendo del meraviglioso regalo che la vita mi stava offrendo.
(Giulietta non mi sembra tanto un tappeto elastico, mi sembra una gran rottura di co****ni)
Tu credi, performer? Io, invece ho capito proprio qui che sta a noi decidere da che parte vogliamo girare la frittata.
E’ proprio in quei giorni bui e orizzontali che ho cominciato davvero ad ascoltarmi e prestare attenzione ai miei sentimenti.
Lavoravo in un sistema che mi sfruttava nella peggiore delle maniere (un minuto di silenzio nei confronti della CULtura, signori) e che tarpava la mia creatività peggio che lavorare da Mc Donald: mi sentivo pesante.
Il mio desiderio più profondo era solo generare occasioni d’incontro e positività, offrire alle persone un’occasione per condividere, emozionarsi e ridere (ahhhh, sì, a me piace tanto ridere). “E quindi” – mi son detta – se smetto di stare bene io, come faccio a far stare bene gli altri?”
Dalle stalle... a Londra
Londra, sì, è dove ho deciso di migrare nel 2011, una volta che mi rimisi in piedi. E’ dove ho deciso di andare a sperimentare, a creare, a conoscere.
Per stare meglio, avevo bisogno di respirare un’aria nuova (forse più fresca), di affrontare nuove sfide, di esprimermi con un linguaggio tutto mio che – forse – in Italia non trovava nessuno spazio.
Di Londra avremo tempo di parlare più avanti, ciò che m’interessa farti vedere è la luce magica che le pause portano nel nostro mestiere. Se vogliamo cambiare (o evolvere) sia dentro che fuori, dobbiamo cambiare rotta. Se andiamo sempre ai mille, senza sosta, costringendoci sempre a troppi compromessi (che sotto sotto ci strangolano lentamente): come facciamo a ritrovare slancio?
Ascoltati, performer.
Fermati, identifica e pulisci (lascia andare). Poi prendi nuove decisioni, perchè il futuro non è quello che magicamente arriverà per mano del teatro in cui stai lavorando (probabilmente in nero e sottopagat*), ma è ciò che scegli di essere tu.
Questo è il dono più grande che – pensa un po tu – era nascosto tra un legamento rotto e un ginocchio gonfio come un cocomero.
Non aspettiamo sempre di farci male, però, che poi diventa un vizio; aspettiamoci invece nell’anno nuovo, perché il prossimo articolo uscirà con la luna piena di Gennaio 2018.
Ispirazioni del Mese (95% musicali )
- C’è chi con le pause ci ha costruito un’intera opera d’arte; che ne pensi di questo trailer? (io mi sono guardata anche l’integrale e BAM, proprio).
- Regalo (per goderti le pause ed entrare in contatto con il tuo io creativo)
- Questa qui sotto è una traccia musicale davvero efficace, che entra dentro e apre i confini della tua immaginazione: perfetta per una pausa meritata e vera. Buona ascolto!
PHOTO CREDITS (dall’alto al basso)
– Silvia Piazza
– nikitabuida on Freepik
– Davide Bombini